ITALIANI BRAVA GENTE?

Noi italiani siamo un popolo che ama e rispetta le proprie tradizioni, più di quanto la xenofobia di taluni ignoranti voglia farci credere. È proprio grazie a tutte queste diversissime tradizioni che il nostro paese catalizza da millenni l’interesse dei popoli di mezzo mondo.
Tra tante tradizioni c’è quella dei detti e dei proverbi, e tra questi c’è il detto che ogni quattro anni puntualmente ripeschiamo “anno bisesto anno funesto”.
Certamente abbiamo onorato l’appuntamento anche per il 2020, ma febbraio neppure è finito che l’emergenza coronavirus ha acceso discussioni sulla funestìa di questa bisestilità. E neppure a metà marzo già si ammirano due fazioni prevalenti: da un lato c’è chi sposa l’affermazione: “un anno talmente funesto che è già ad inizio 2020 siamo al punto più funesto possibile”, mentre al lato opposto si contrappone chi afferma “vedrete cosa ci aspetta nei prossimi 9 mesi, siamo solo all’inizio”.
Sempre nel rispetto la tradizione culturale italiana è proprio il caso di affermare: “Ai posteri l’ardua sentenza”[1]
[1] Manzoni A. – “Cinque Maggio”
UNA ROUTINE NORMALE

Nel cuore dell’emergenza in mezzo a detti, fazioni e posteri sono due le speranze principali che coltiviamo:
1. che di tutto questo non rimanga nulla di epocale, come già è accaduto con tutti gli allarmi virus precedenti;
2. di recuperare la normalità di prima quando quest’emergenza sarà superata. Ma si tratta di una speranza vana perché poco tornerà come prima. Molto cambierà.
Dagli organi di governo arrivano doverose restrizioni a normali libertà, che valgono il bene di tutti ma stravolgono le routine di ciascuno di noi. Non è possibile pensare che tutto rimanga normale in questa fase e – pur rispettando tutte le restrizioni – in tanti ci siamo dati da fare per creare una nuova routine. Ma l’improvvisa assenza di normalità ci ha obbligati a vedere le cose in modo diverso, obbligandoci a cambiare verso nuovi schemi per combinare tra loro nuove e differenti priorità. Un esempio banale (ma solo in apparenza) è che anche dopo questa fase di emergenza ci dovremo tutti abituare a guanti e mascherina.
Evitare danni per la salute (propria e collettiva), proteggere i propri cari (e solidarietà da vicinato), limitare danni economici (lavoro e impresa) sono le tre priorità che si alternano sul podio scambiandosi le tre posizioni.
Siamo appena usciti dal decennio del mito del multitasking per cui è legittimo pensare che disponiamo tutti di competenze adeguate per affrontare questo scambio tra priorità. Più che altro è probabile che potremmo riceverne frustrazione non tanto da questo scambio tra tre priorità, quanto dalla limitazione della scelta a solo questi tre. E questa frustrazione viene aggravata anche dall’assenza di certezze su una scadenze entro cui tutto ciò sarà terminato.
CAMBIAMENTI e CAMBIA MENTI

Cambiare per scelta è un conto ma dover cambiare per forza ci costringe a dover cominciare a vedere le cose in modo completamente diverso. Questo fatto genera però riluttanza, resistenza e talvolta anche conflitti.
Il cambiamento è una delle componenti della vita in cui qualche volta siamo noi a fare la scelta ma in tutte le altre volte è qualcun altro a scegliere per noi: una madre, un professore, un giudice, la morale, … Piegarsi alla scelta che altri hanno fatto per noi è un esercizio di amore e convivenza civile.
Affrontare un cambiamento scelto da qualcun altro ci offre in ogni caso l’opportunità di valutare se quella scelta debba essere esclusivamente una trappola oppure un’opportunità.
Ognuno sceglie come re-AGIRE, ma sulla scelta di chi ha stabilmente limitare danni economici come priorità 1 non vi è alcun dubbio: la scelta è di opportunità.
Non importa quali siano il settore merceologico, le condizioni ed il contesto, ma la persona che ha da limitare danni economici è proprio in questi frangenti che sfodera l’attitudine all’opportunità. Essa non avrà distrazioni, limiti di orario, limiti di spazio e punterà il suo focus sull’opportunità del cambiamento. Dopotutto è proprio questa l’attitudine chiave che trasforma una persona da lavoratore dipendente a lavoratore indipendente/imprenditore. Chi approccia il cambiamento come sinonimo di opportunità si adopera più facilmente a mantenere una mente che cambia, adattandosi a condizioni che mutano in nuove. In una parola questa attitudine è la resilienza.
Come tutte le fasi di emergenza anche questa che stiamo vivendo rende disponibili condizioni ottimali per cambiamenti di routine e sviluppo di nuove normalità. Realisticamente poche persone si stanno permettendo il lusso di essere completamente in vacanza dal lavoro e mettono in atto azioni per evitare il fermo totale dell’attività lavorativa. Tra queste c’è chi è riuscito ad individuare tutte le soluzioni utili per ottimizzare la situazione senza avere danni economici significativi. Di converso ce ne sono alcuni che non riescono ancora ad attuare soluzioni sia per l’assenza di possibilità sia per assenza di idee, complice anche una coriacea resistenza al cambiamento.
STRUMENTI PER NUOVE ROUTINE

Quando esse sono coltivate possono persino diventare competenze, da poter sfoggiare nella propria carriera professionale e nel proprio CV. Coltivare significa avere un atteggiamento proattivo, così da attendersi un effetto conseguente ad un modo causale.
Tuttavia le attitudini crescono anche se non le si coltiva. Esse possono svilupparsi nel tempo (solitamente più lungo) a seguito del modo casuale. In questo caso è indispensabile un’altra attitudine: la curiosità che punta tutto sull’apertura al nuovo attraverso atteggiamenti partecipativi quali osservazione ed ascolto. Insomma coltivare le attitudini corrette come curiosità e proattività accelera la crescita e amplifica le opportunità.
Restando in tema di attitudini sviluppare la resilienza in modo causale necessita una trattazione più articolata che qui non ha spazio. Di converso qui è possibile sviluppare lo sviluppo casuale della resilienza descrivendo alcuni dei principali strumenti ad alto potenziale di sviluppo. Una sana curiosità per esplorare questi strumenti può aiutare ad accelerare la ottimizzazione e la innovazione delle routine, creandone di nuove più funzionali e redditizie. Si tratta di strumenti ad uso sia collettivo (dipendenti) sia individuale (autonomi) che possono aiutare lo sviluppo dell’’organizzazione del lavoro.
Capiamoci: non occorre necessariamente una pandemia per utilizzarli, ma visto il momento è utile farci un pensierino anche ora.
Per questa ragione nei prossimi giorni sarà disponibile un dossier – composto di 7 parti – che descrive i principali strumenti utili allo sviluppo di nuove routine.
Il primo strumento riguarda la regina di tutti questi strumenti di sviluppo e di miglioramento della performance: la formazione o manutenzione delle competenze.
Buona vita.
[1] Manzoni A. – “Cinque Maggio”
Gianluca Bertone
Bertonehr.com
Sinopenauta